Gianpaolo Lacerenza, frate minore cappuccino della Provincia di Puglia, della quale è ministro provinciale, ha conseguito la licenza e il dottorato in teologia morale presso l’Accademia Alfonsiana di Roma. È docente di teologia morale sociale presso l’Istituto Teologico “Regina Apuliae” e l’Istituto teologico “Santa Fara” della Facoltà Teologica Pugliese.
«Abitare la rete» è uno dei modi principali con i quali la teologia morale negli ultimi decenni ha inteso sviluppare una nuova etica delle comunicazioni a partire dall’esperienza «reale» del «virtuale». Infatti è una questione rivoluzionaria a tutti i livelli ri-trovarci catapultati in una mappa geografica della rete in cui identità, relazioni, gesti comunicativi siano al contempo sentieri fragili e forti, epifania della dignità della persona o oscuramento totale della stessa.
Il tema posto dallo studente Tommaso Fucci ha avviato una riflessione sulla necessità e urgenza di comunicare in modo etico ed efficiente, anche la nostra identità comunitaria ecclesiale, dentro i sentieri impervi di una rete cui lo spazio comune e di intesa tra gli abitanti eccede a volte in positive esperienze di comunicazione, anche evangelica, e altre volte in abusi di comunicazione come la diffamazione e lo scambio di materiale pornografico.
Il confine tra virtuale e reale, affermava l’esperto fra Marco Valletta, conosce a volte limiti molto sottili, infatti sul web sperimentiamo «nuove versioni di noi stessi». La rete è invasa da contenuti distruttivi, d’altro canto proseguiva Valletta, «può diventare un terreno fertile per proporre narrazioni che ispirino e che offrano speranza». Considerando le piattaforme digitali non solo strumenti, ma come veri e propri spazi di incontro, dove fede e cultura possano dialogare, nella sua riflessione padre Onofrio Farinola ritiene che oggi debba crescere una maggiore formazione per quella che si potrebbe chiamare «pastorale digitale». Non si tratta di una pastorale “altra” ma una declinazione della presenza e dell’impegno ecclesiale nel suo complesso.
Il virtuale: complemento di specificazione del reale
Recuperando la nozione di complemento di specificazione della nostra grammatica italiana, mi sembra di poter partire dal punto di vista etico-teologico dal riconfigurare il rapporto tra esperienza reale e virtuale come un rapporto di specificazione. Nel senso che la realtà, a partire dalla geografica digitale che ci abita e ci attraversa, è in qualche modo precisata e specificata dal virtuale. Quindi noi viviamo un’esperienza reale del virtuale, ovvero dovremmo pacificarci con il fatto che muoverci nel web è una specificazione complementare della realtà, un modo di sentire, percepire, agire realmente, con tutta l’integralità delle dimensioni della nostra persona. Questa coscienza è molto chiara per i nativi digitali, un po’ meno per gli educatori dei nativi digitali.
Oggi il virtuale, dal punto di vista teologico-morale è una specificazione della persona, nel senso che è uno dei modi con i quali la persona si comunica in una maniera tutta sua propria, si conosce e si fa conoscere. L’ambiente digitale, tuttavia non è un contesto asettico, è un flusso di informazioni e narrazioni di tipo descrittivo e visivo che provoca la libertà, la responsabilità e l’emozionalità. Potremmo dire che ogni forma di comunicazione digitale è atto della persona, che lo specifica ma non lo definisce. In quest’ottica, dal punto di vista evangelico, anche nella geografia web ogni atto comunicativo della persona, con il suo margine di ombra che comunque la rete conserva, richiama ad una libertà responsabile.
È evidente che ridefinire l’etica della comunicazione, anche dal punto di vista teologico, significa attingere ai valori di libertà, verità e carità che sono inscritti nella bellezza comunicativa di Colui che “ha specificato” l’unità della sua natura divina e umana attraverso la Parola. Pertanto anche la realtà del virtuale che abitiamo e frequentiamo con scelte e decisioni concrete può diventare luogo di formazione per un paradigma etico-valoriale del tutto inedito, dove la comunità credente cristiana ha un compito di ministerialità a livello personale e comunitario. Si tratta di promuovere, nella rete e fuori di essa, un’autentica cultura dell’incontro, dell’accoglienza dell’altro, dell’integrazione delle differenze, esigenze che assumono un significato peculiare alla luce della rivelazione cristiana.
Da stanze degli specchi a “profili di speranza
I pericoli della realtà del virtuale, a partire dalle fakenews alla diffusione di materiale pornografico e pedopornografico, dalla manipolazione/polarizzazione della comunicazione al digital divide, sono molto presenti e richiedono davvero una coscienza capace di discernere il proprio orientamento e al contempo una conoscenza adeguata dei sentieri che piattaforme e social presentano. Solo per fare un esempio, il Terzo Rapporto Ital Communications-Censis dal titolo Disinformazione e fake news in Italia. Il sistema dell’informazione alla prova dell’Intelligenza Artificiale, ha rilevato la difficoltà e la preoccupazione da parte degli italiani nel riconoscere disinformazione e fake news. Il 76,5% degli italiani – si legge nel rapporto – ritiene che le fake news siano sempre più sofisticate e difficili da scoprire, il 20,2% crede di non avere le competenze per riconoscerle e il 61,1% di averle solo in parte [1].
Una ricerca sul rapporto tra giovani e social network [2] ha dimostrato che il virtuale è uno spazio agito regolarmente, in cui entrano in gioco dinamiche simili a quelle che caratterizzano la loro vita offline e che concorrono a costituire il contesto entro il quale le persone si trovano a vivere, a esprimersi, a relazionarsi. Gli accessi alla rete spesso si trasformano in eccessi della rete per la perpetua sovraesposizione, fatta di corpi, parole, pensieri, interiorità, gusti, di confessioni pubbliche (religiose, politiche, familiari, ecc.), a volte vere e proprie stanze degli specchi che assolutizzano il proprio narcisismo e si nutrono di un voyeurismo sociale compensativo.
Credo che un compito essenziale per gli educatori e accompagnatori di tutte le fasce di età (ragazzi, giovani, adulti, anziani) e di ogni stato di vita (single, genitori, sacerdoti, religiosi) sia quello di promuovere la realtà del virtuale con autenticità valoriale e autenticità esistenziale. Bisogna non restare preda e vittima di queste grandi stanze degli specchi, quali potrebbero essere i social. È importante non lasciare che gli steccati che le pareti digitali possono produrre inducano ad un ripiegamento sul fascino della propria immagine riflessa sui social e la ricerca spasmodica di consensi. Il cammino che i cristiani possono attivare e sviluppare è quello di creare nella rete dei profili di speranza. Se la comunicazione è un atto rivelativo della persona, per un cristiano deve essere anche evocativo di speranza. La teologia morale ha il compito di mantenere viva l’attenzione intorno ai pericoli di una deriva disumanizzante nell’impegno dei media digitali, indicando come si possa passare concretamente dalla semplice connessione all’auto-comunicazione soggettiva autentica e alla comunione interpersonale. Essere pellegrini di speranza nel web significa farci carico di questo spazio reale del virtuale in cui profilare prossimità e reciprocità. I profili di speranza nell’intricata mappa del web necessitano della responsabilità di maturare la capacità di essere ricettori maturi, con uno spiccato senso critico evangelico, una saggia ascesi sulla gestione dei tempi, una partecipazione attiva alla denuncia delle deformazioni della dignità umana e del bene comune per un maggiore impegno all’edificazione di strutture comunicative di speranza. Proporre come Chiesa un’etica della comunicazione ci invita a profilare la speranza non solo come contenuto, ma anche come stile, in quanto «internet può offrire maggiori possibilità di incontro e di solidarietà tra tutti, e questa è una cosa buona, è un dono di Dio» [3].
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[1] TERZO RAPPORTO ITAL COMMUNICATIONS-CENSIS, Disinformazione e fake news in Italia. Il sistema dell’informazione alla prova dell’intelligenza artificiale, Assocomunicatori, Roma 2023 (formato Kindle); cf. anche CENSIS, 19° Rapporto sulla Comunicazione. Il vero e il falso, sintesi dei principali risultati, Roma 2024.
[2] E. BISSACA – M. CERULO – C.M. SCARCELLI, I giovani e i social network. Emozioni, costruzione dell’identità, media digitali, Carocci editore, Roma 2020.
[3] FRANCESCO, Lettera enciclica Fratelli tutti, 3 ottobre 2020, n. 205.
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