La sfida di una “pastorale digitale”

Onofrio Farinola, presbitero dell’Arcidiocesi di Rossano-Cariati, ha conseguito il dottorato in Teologia Pastorale, il Master Educatore per adolescenti e il Joint Diploma in Ecologia Integrale. Attualmente è parroco nonché docente di Teologia presso l’Istituto di Scienze Religiose “San Francesco di Sales” di Rende (CS). È ideatore del sito https://parola40.wordpress.com/.
Una Chiesa che comunica

«Tra le meravigliose invenzioni tecniche che, soprattutto nel nostro tempo, l’ingegno umano è riuscito, con l’aiuto di Dio, a trarre dal creato, la Chiesa accoglie e segue con particolare sollecitudine quelle che più direttamente riguardano le facoltà spirituali dell’uomo e che hanno offerto nuove possibilità di comunicare, con massima facilità, ogni sorta di notizie, idee, insegnamenti. Tra queste invenzioni occupano un posto di rilievo quegli strumenti che, per loro natura, sono in grado di raggiungere e influenzare non solo i singoli, ma le stesse masse e l’intera umanità. Rientrano in tale categoria la stampa, il cinema, la radio, la televisione e simili. A ragione quindi essi possono essere chiamati: strumenti di comunicazione sociale»[1].

Questo preambolo teologico e magisteriale potrebbe aiutare a riorganizzare la visione che la Chiesa stessa ha dei mezzi di comunicazione in genere. Ogni mezzo di comunicazione rivela essere sempre una “comunicazione virtuale”, soprattutto nel nostro odierno panorama sociale e culturale. Per questo si parla di «ambiente digitale»[2]. È il digitale che trasforma il contesto in virtuale. Talvolta l’espressione «ambiente digitale» trova nell’espressione «continente digitale» il suo sinonimo. Si tratta di un vero e proprio «luogo di vita»[3], senza dimenticare che «nella comunicazione nulla può mai completamente sostituire il vedere di persona»[4].

La necessità di una pastorale digitale

C’è da mettere subito in rilievo la positività di questo «ambiente» o «continente» che, vista secondo una visione evangelico-pastorale, diventa ai giorni nostri un mezzo efficace di annuncio, condivisione spirituale, confronto teologico, dibattito pastorale, generando, in pari tempo, nuove relazioni che, però, non possono fermarsi a ciò che sta dietro allo schermo, ma con la consapevolezza che chi scrive e chi legge hanno un nome e un cognome, una storia personale, una privacy da rispettare, una formazione specifica, un particolare interesse.

Alla luce di ciò, considerando la domanda di Tommaso Fucci, ritengo che oggi si possa parlare della necessità di una «pastorale digitale»[5]. Anzi, con la dovuta e specifica formazione, forse andrebbe caldeggiata soprattutto negli ambiti formativi ecclesiali (seminari, parrocchie, vita religiosa, movimenti, associazioni).

Al di là del suo impatto, oggi le relazioni si instaurano anche attraverso i social media che costellano il digitale. Se è vero che la comunità ecclesiale, e in modo particolare la parrocchia, volto locale dell’universalità della Chiesa, vive il suo territorio, lo abita, lo attraversa, è anche vero che quel territorio, che oggi supera i confini geografici e va al di là del campanile, comprende anche lo spazio digitale. Non c’è soltanto una terra da abitare entro cui annunciare il Vangelo, ma c’è un intero mondo che va abitato, e in questo mondo c’è l’ambiente digitale.

Per questo oggi dobbiamo scoprire quella forma di pastorale digitale che può veicolare il messaggio cristiano, soprattutto in un contesto in cui ogni genere di violenza si perpetra anche dietro uno schermo e ogni forma di abuso si ripercuote sulla coscienza di chi è dietro lo stesso schermo.

Quella della pastorale digitale «non è una pastorale “altra” ma una declinazione della presenza e dell’impegno ecclesiale nel suo complesso»[6].

L’importanza di una formazione al digitale

Per poter parlare di una pastorale digitale è necessario prendere consapevolezza che «i moderni mezzi di comunicazione sono entrati da tempo a far parte degli strumenti ordinari, attraverso i quali le comunità ecclesiali si esprimono, entrando in contatto con il proprio territorio ed instaurando, molto spesso, forme di dialogo a più vasto raggio»[7]. Con questa serena consapevolezza, oggi come Chiesa siamo chiamati a non assumere atteggiamenti né di rifiuto né di un certo lassismo nei confronti di questa realtà concreta, ma di educarci alla formazione per abitare il mondo digitale e abitarlo secondo quella coscienza umano-cristiana che orienta ad un corretto uso degli stessi mezzi.

Per la Chiesa oggi i mezzi di comunicazione «rappresentano inedite occasioni di dialogo e utili mezzi anche per l’evangelizzazione e la catechesi»[8].

Siamo di fronte ad una grande sfida educativa e pastorale che dobbiamo attuare. E questa potrà essere affrontata e vissuta con serenità se c’è adeguata formazione – umana, psicologica, etica, spirituale, pastorale -. Allora, prima di chiederci in che modo proporre i contenuti digitali, forse dovremmo avere il coraggio di una proposta educativa che contempli anche la capacità di saper offrire i giusti contenuti, conoscere i linguaggi digitali, sapere a quali interlocutori rivolgersi, interagire secondo modalità proprie che non barattino la coscienza cristiana a favore di un certo permissivismo e di una probabile manipolazione dei contenuti stessi.

Per approfondire:

Benedetto XVI, Reti sociali: porte di verità e di fede; nuovi spazi di evangelizzazione. Messaggio per la XLVII Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali

Benedetto XVI, Il sacerdote e la pastorale nel mondo digitale. Messaggio per la XLIV Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali.

Francesco, «Vieni e vedi». Comunicare incontrando le persone dove e come sono. Messaggio per la LV Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali.

F. Ammendolia, «Il COP e il sinodo dei giovani: #Giovani&Chiesa, un progetto di pastorale digitale», in Orientamenti pastorali 66(2018)9, 81-88

[1] Concilio Ecumenico Vaticano II, Inter mirifica. Decreto sui mezzi di comunicazione sociale, n. 1.

[2] Benedetto XVI, Reti sociali: porte di verità e di fede; nuovi spazi di evangelizzazione. Messaggio per la XLVII Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali.

[3] Cf. Sinodo dei Vescovi, I giovani, la fede e il discernimento vocazionale. Documento preparatorio della XV Assemblea Generale dei Vescovi, nn. 21-24.

[4] Francesco, «Vieni e vedi». Comunicare incontrando le persone dove e come sono. Messaggio per la LV Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali.

[5] Benedetto XVI, Il sacerdote e la pastorale nel mondo digitale. Messaggio per la XLIV Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali114.

[6] F. Ammendolia, «Il COP e il sinodo dei giovani: #Giovani&Chiesa, un progetto di pastorale digitale», in Orientamenti pastorali 66(2018)9, 83.

[7] Benedetto XVI, Il sacerdote e la pastorale nel mondo digitale.

[8] Ivi.

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