Pieno compimento della legge è l’amore. Il ricordo di Bernhard Häring

Don Lorenzo Pertusini, presbitero della Diocesi di Como e dottorando in teologia morale presso il Pontificio Istituto Accademia Alfonsiana di Roma, ci offre, in questa pagina, un racconto della Giornata di studio tenutasi giovedì 21 novembre 2024 presso la medesima Accademia dal titolo Pieno compimento della legge è l’amore. L’occasione propizia è stata la ricorrenza dei 70 anni dalla pubblicazione del manuale La legge di Cristo di Bernhard Häring.
Per i lettori del nostro blog, un dono per conoscere sempre meglio una figura titanica della teologia morale del secolo scorso che ha dato un contributo importantissimo al rinnovamento della stessa disciplina.
Il nostro ringraziamento a don Lorenzo per il racconto e all’Accademia Alfonsiana per la lodevole iniziativa.

A celebrazione del 70° anniversario de La Legge di Cristo di Bernard Häring, lo scorso giovedì 21 novembre si è svolta in Accademia Alfonsiana una giornata di studio dal titolo “Pieno compimento della legge è l’amore”, volta a riscoprire la sorprendente attualità della figura e dell’opera del noto moralista tedesco.

Una morale cristocentrica

Organizzata in due sessioni, la mattinata ha visto gli interventi di tre relatori che, nei rispettivi ambiti di ricerca, hanno messo in risalto la portata profetica della sua proposta teologica.
La prof.ssa Lilia Sebastiani ha reso ragione del ruolo da protagonista che egli rivesti nel rinnovamento della teologia morale del secolo scorso, intrecciando la storia di tale rinnovamento con le sue stesse vicende biografiche. Egli infatti – sottolineava la relatrice – da giovane studente in Germania provava una personale insofferenza nei confronti della teologia morale, allora ancorata a un’impostazione legalistico-casuistica e ben lontana da qualsivoglia fondamento cristologico. Se arrivò dunque a dedicarvi la vita, lo si deve solo all’imposizione dei Superiori, che videro forse in questa sua antipatia un segno profetico per l’inizio di una teologia morale più evangelica. Un anelito ad una nuova morale che, ancora più, Häring maturò alla luce della sua personale esperienza in guerra, quando venne arruolato nelle forze armate della Germania nazista ed inviato al fronte nei reparti di sanità: fu in quell’occasione che vide, nei fatti, le conseguenze nefaste di una “morale dell’obbedienza”, cieca ed irresponsabile di fronte agli ordini criminali nazisti. Häring elaborò per contro una morale cristocentrica, profondamente animata dalla Scrittura e votata alla libertà che si sente chiamata ad aderire al bene. Proposta, questa, che trova una prima sistematizzazione ne La Legge di Cristo. L’opera – lo sappiamo – ebbe da subito larghissima diffusione, nonostante fosse stata messa sotto osservazione, per il suo carattere innovativo, dall’allora Congregazione della Dottrina della Fede. È peraltro questa – a dire della prof.ssa Sebastiani – una costante che caratterizzerà l’intera carriera accademica di padre Häring, marcata da un lato da un grande successo editoriale e dalla stima del grande pubblico, dall’altra da un’aurea di poca ortodossia e da una fama di dissenso nei confronti del magistero ecclesiastico. Del resto, non era solo il contenuto della sua riflessione ma anche la sua forma a causare una medesima polarizzazione: i suoi scritti e il suo stesso eloquio erano infatti segnati da un’anima volutamente pastorale, semplice, quasi omiletica, che se suscitava la simpatia di lettori ed uditori, pareva invece poca cosa all’interno dell’ambiente teologico. Uno stile comunicativo – conclude la relatrice – che dovremmo oggigiorno riscoprire, marcato com’è da quella positività nel proporre la morale cristiana di cui Häring fu il primo testimone.

Una morale profetica ed ecologista

La seconda relazione, della prof.ssa Lucia Vantini, ha riletto l’eco-teologia del nostro Autore sullo sfondo delle più recenti ricerche in materia, alla luce delle quali essa appare – a dire della relatrice – in tutto il suo carico profetico. Häring, infatti, non solo iniziò ad occuparsi di ecologia quando questa era un tema del tutto marginale in ambito teologico, ma non volle mai considerarla un semplice tema tra tanti; piuttosto, la lesse sempre in una prospettiva globale, alla luce del mistero di Cristo, collocandola all’interno della più ampia trama soteriologica della creazione. Lo prova il fatto che se ne trova traccia anche in testi non specificamente dedicati. A mo’ d’esempio, la Vantini ha citato Programma per una vita riuscita, uno dei suoi ultimi libri, in cui, mentre descrive le dinamiche morali e spirituali di una vita che fiorisce attraverso le virtù e che si oppone ad ogni sete di profitto e di controllo, arriva a parlare di una kenosi che il cristiano deve vivere ad immagine del Cristo, una kenosi – scrive – «che dissolve la tentazione della rapina che ci porta alle guerre e che ci porta anche ad abitare il mondo in maniera predatoria e distruttiva». L’ecologia, in Häring, è dunque posta al cuore del mistero cristiano, laddove oggi la collocano le linee teologiche più recenti, quali la Deep Incarnation, in cui la kenosi di Cristo non solo cambia il cuore umano ma disegna un altro destino di redenzione per il mondo. È questa una prospettiva – continua la relatrice – capace illuminare fronti oggi particolarmente sentiti. Da una parte, essa è terreno fertile per incontrare la spiritualità delle nuove generazioni, affatto prive di sacro, bensì connotate da una spiritualità profondamente intrecciata con la natura e il suo destino. Dall’altra, evita la caduta nella rassegnazione di fronte alla crisi ecologica che accomuna tanto il negazionismo quanto il catastrofismo, poiché animata da quella speranza che promana dall’evento pasquale. Ci troviamo di fronte ad un’eco-teologia profetica – ha concluso la Vantini – capace di intercettare il presente in questioni di tale portata.

Una morale dello shalom

A chiusura della sessione mattutina, il prof. Sergio Tanzarella ha presentato la riflessione che padre Häring elaborò sui temi della pace e della nonviolenza, ai quali dedicò gli ultimi trent’anni della sua ricerca. Come già l’ecologia, anche questi argomenti non godevano ai suoi tempi di particolare stima e di attenzione negli ambienti teologici, il che fa sorgere il sospetto – secondo il relatore – che ciò sia la causa principale di un certo silenzio che negli anni si è prodotto intorno alla sua figura. Del resto, è il medesimo oblio toccato in sorte alla stessa Pacem in Terris, enciclica fino a pochi anni fa dimenticata nel suo intento di accogliere l’ispirazione evangelica alla nonviolenza, nel segno della fratellanza universale. Una fratellanza che il nostro Autore visse concretamente – ha ricordato Tanzarella – durante gli anni della guerra, quando curava i soldati polacchi e russi accanto ai tedeschi, rifuggendo così la demonizzazione del nemico e la logica della cieca obbedienza. Tale anelito alla pace e alla virtù della non violenza, germinati nella terribile esperienza della guerra, saranno poi nel tempo da lui elaborati teologicamente, fino a farne divenire il centro dell’intera teologia morale. È questo il compito che egli consegnò ai suoi futuri giovani colleghi in Teologia morale verso il terzo millennio: ripensare tutti i trattati della morale alla luce dello shalom, onde non produrre una teologia che vuole occuparsi della vita ma si pone al contempo al di fuori della storia. Un compito – conclude il relatore – che deve ancora trovare completa attuazione, giacché il vangelo della pace non è tuttora riconosciuto come il primo centro dello studio teologico.

Una morale capace di intercettare i bisogni degli uomini e delle donne del nostro tempo

La sessione pomeridiana, più breve, ha poi visto svolgersi una tavola rotonda con gli interventi di tre professori dell’Alfonsiana – il prof. Andrzej S. Wodka, la prof.ssa Filomena Sacco e il prof. Stefano Zamboni – che hanno presentato il contenuto dei loro articoli pubblicati sull’ultimo numero di Studia Moralia, concernenti rispettivamente il reperimento delle fonti scritturistiche nella riflessione di Bernard Häring, la costituzione e il ruolo che egli tratteggia della coscienza e il rapporto da lui elaborato tra religione e morale. Terminate le presentazioni, è stato poi dedicato ampio spazio alle domande degli uditori, oggetto dei temi più vari: la centralità della misericordia per la teologia morale, la formazione della coscienza alla pace, il cristianesimo di fronte la sfida del secolarismo, l’Häring uomo e pastore.
La giornata di studio – mi avvio alla conclusione – ha dato modo ai presenti, tra tutti agli studenti dell’Accademia Alfonsiana, di conoscere e approfondire la statura umana e intellettuale di padre Häring, di riscoprirne la freschezza teologica e di ricevere l’eredità di una teologia morale che sa intercettare le domande e i bisogni degli uomini e delle donne del nostro tempo.

Clicca sul link in basso per ascoltare gli interventi della Giornata di studio!
Lettura consigliata
L. Sebastiani, Bernhard Häring. Teologo, maestro, testimone, Pazzini editore, Verruchio (RN) 2020, p. 234, € 15,00.
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Padre Bernhard Häring (Böttingen 1912 – Gars am Inn 1998), redentorista, esponente della scuola teologica di Tubinga, è considerato il massimo protagonista del rinnovamento della teologia morale nella stagione del Concilio Vaticano II e in quella immediatamente successiva. Determinante il suo apporto per quanto riguarda la centralità della coscienza, la fondazione biblica dell’etica, i valori spirituali del matrimonio, la teologia della pace e della non violenza, in tempi in cui questo tipo di riflessione non era ancora pacificamente acquisito. La sua vita di teologo si svolse per gran parte a Roma – all’Accademia Alfonsiana in cui insegnò per quasi quarant’anni dopo esserne stato uno dei fondatori e negli Stati Uniti. Non “teologo e basta”, ma aperto alla pastoralità e testimone vero dei valori che professava.

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