di Giorgio Nacci (26/11/2021)
La sessualità, ricorda Merleau-Ponty, fornisce una chiave di accesso alla vita del soggetto perché s’innesta sulla totalità della sua esistenza. In effetti per le scienze umane la dimensione sessuale svolge un’importante funzione simbolica che esprime il sé. Ne sono prova le caratteristiche che il padre della psicanalisi le attribuiva, confermate da M. A. Friedrich: l’ubiquità (comportamenti non sessuali esprimono difficoltà nell’area sessuale) e la plasticità (motivazioni non sessuali determinano comportamenti sessuali).
Quando cosifichiamo la sessualità, recidendo il suo legame con l’identità personale e i suoi vissuti, rompiamo il processo di simbolizzazione, negandoci la comprensione di ciò che effettivamente la persona sta esprimendo e scivolando facilmente nel giudizio morale o nella patologizzazione del comportamento.
Dovremmo piuttosto chiederci quale significato assume la sessualità nella vita di quella persona ricordando che, come asseriva Sigmund Freud, «ogni atto umano ha un senso» (Introduzione alla psicanalisi, 1917). Pertanto si può interpretare autenticamente un comportamento sessuale solo a partire dalla persona che lo mette in atto.
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