Educare alla libertà: percorsi per formare la coscienza a una libertà responsabile

Francesco Maddalena, originario di Campobasso, dopo aver conseguito la maturità scientifica è entrato nell’Ordine dei Frati Minori.
Attualmente è in formazione nella fraternità di Bitetto (BA) ed è studente del ciclo istituzionale di baccalaureato presso l’Istituto Teologico “Santa Fara” di Bari della Facoltà Teologica Pugliese.

Ad ogni modo, non posso dire: educo, perché sono già educato. Un uomo che dicesse così, meriterebbe di essere di nuovo rispedito a scuola. Non avrebbe compreso che noi non possiamo mai considerarci a posto, ma cre-sciamo e diveniamo continuamente. Sarebbe più giusta un’altra risposta: per-ché io stesso lotto per essere educato. Questa lotta mi conferisce credibilità come educatore; per il fatto che lo sguardo medesimo che si volge all’altra persona insieme è rivolto anche su di me [1].  

Nella giornata di studio del 25 maggio scorso, durante la relazione di Ales-sandra Augelli, è emerso quasi di sfuggita questo riferimento a Romano Guardini. In un contesto socio-culturale come quello odierno, s’apre per l’en-nesima volta il tema della credibilità di un educatore. Faccio questa premessa perché ritengo che le parole di Guardini sapientemente citate, nella attualità che sempre le caratterizza, abbiano costituito un po’ il leitmotiv del laboratorio che, coordinato dal prof. Giorgio Nacci, si è interrogato sulla possibilità di formare la coscienza dei più giovani ad una libertà responsabile.

Tre sono stati i passaggi fondamentali dei lavori.

Nel primo momento, in ascolto dell’Azione Cattolica dei Ragazzi, ci siamo fatti aiutare da un brano tratto dal IV Capitolo della favola di Pinocchio. Que-sto testo tratto dal capolavoro di Collodi ha permesso di impostare un primo approccio, semplice ma fondamentale, alla questione della coscienza nella vita dei ragazzi: quel «giudizio della ragione mediante il quale la persona umana ri-conosce la qualità morale di un atto concreto» (CCC, 1778). 

In seguito, individuate tre fasce d’età di riferimento (6-8 anni; 9-11 anni; 12-14 anni) i partecipanti si sono divisi in sottogruppi. Ogni sottogruppo ha ricevuto come base strumentale la parte iniziale di un’unità catechistica.

Da questa unità ogni gruppo ha individuato un brano della Parola di Dio come paradigma dell’itinerario educativo da proporre ai ragazzi, chiedendosi quali valori morali fossero tratti in gioco e quali aspetti della vita morale fosse-ro coinvolti. 

Per evitare il pericolo dell’astrattezza, presento un esempio pratico: se si individuasse un brano del Nuovo Testamento come quello presente al capitolo decimo del Vangelo secondo Marco, comunemente noto come l’episodio del giovane ricco (Mc 10,17-23), allora si potrà intuire come i valori tirati in ballo siano quelli della libertà, della generosità ma anche quello della fiducia! Dun-que si profilano così per i ragazzi anche le questioni relative alle scelte, alle priorità della propria vita. 

Una volta, dunque, individuata la portata valoriale del brano biblico, il la-voro si è rivolto alla traduzione di questi valori all’interno dell’itinerario di ca-techesi, avendo cura di riflettere su tre soggetti: bambini e ragazzi, famiglie, educatori e catechisti. 

Ciò che è emerso durante quest’opera di traduzione è stata senz’altro una spiccata sensibilità nei confronti dei più piccoli, ponendo l’attenzione sul linguaggio e le esperienze da potergli offrire: i più acces-sibili e significativi possibili. Alfabetizzazione emotiva, esercizio al con-fronto e forte cura dei momenti di preghiera sono stati i capisaldi di questa interpretazione dei valori. Riguardo alle famiglie è emersa con forza la necessità di un rapporto di corresponsabilità nei confronti del cammino di iniziazione cristiana dei propri figli insieme ad una maggio-re comunione con l’esperienza delle altre famiglie. 

Tuttavia, l’enfasi del lavoro è stata posta sugli educatori ed i catechisti. Alla luce del valore dell’empatia, si è richiesto a questi soggetti linguaggio comprensibile ed umiltà negli atteggiamenti, alimentati da una più ade-guata formazione umana e teologica e con la dovuta attenzione al pro-prio vissuto di fede, in particolare alla preghiera personale e comunitaria, magari insieme agli altri educatori.

Quest’ultimo tema, quello della formazione spirituale, teologica e umana degli educatori e dei catechisti si è imposto nel lavoro dei sottogruppi come una vera e propria urgenza, anche alla luce dell’esperienza che gli stessi parte-cipanti vivono in prima persona all’interno delle realtà ecclesiali di riferimento. 

Insomma: il laboratorio ha consentito, attraverso un’organizzazione snella ed essenziale, non tanto di giungere a formule o soluzioni – ammesso che possano esisterne – quanto di porre una riflessione critica ed evangelica, e dunque teologica, sugli approcci educativi ed i valori che quotidianamente nel-le nostre parrocchie proviamo a praticare. 

[1] R. Guardini, La credibilità dell’educatore, in Persona e Libertà. Saggi di fondazione della teoria pedagogica, La Scuola, Brescia 1987.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Pagina che raccoglie i materiali, le informazioni e le riflessioni inerenti ai corsi e ai seminari del prof. Giorgio Nacci, del prof. Roberto Massaro e del prof. Gianpaolo Lacerenza. Per info contattare: info@promundivita.it

Press ESC to close