Giovani e sessualità: educare è possibile

  • michele
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  • Ottobre 24, 2023
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Lo scorso 14 ottobre si è tenuto il 2° meeting diocesano per formatori di adolescenti (educatori di oratorio, catechisti, insegnanti IRC, preti, religiose e religiosi) organizzato dalla Consulta diocesana di Pastorale giovanile di Brindisi-Ostuni. Corpo a corpo: sessualità 4.0. Possiamo ancora educare? Questo tema è stato sviscerato da 4 focus group, ognuno dei quali è stato gestito da un esperto.

Di seguito un breve racconto di alcuni dei partecipanti per mettere a disposizione di tutti la ricchezza dei percorsi attivati.

Educare… tra emozioni e desideri

con il dott. Martino Narelli

 Il focus group con lo psicoterapeuta Martino Nardelli è stato incentrato sulla curvatura dell’“EDUCARE…tra emozioni e desideri”. Due fattori determinanti che l’educatore deve tenere in alta considerazione nell’attuale contesto in cui, soprattutto nelle nuove generazioni, il gap tra iperstimolazioni esterne, la ricerca di forti emozioni (o meglio sentimenti!) e la lettura consapevole di ciò che ci attraversa pare sempre più distante. Un fenomeno che potremmo definire di vero e proprio “analfabetismo affettivo”. 

La metodologia utilizzata è stata una rivisitazione del classico brainstorming consentendo, nello specifico, uno spazio più dilatato ai partecipanti per elaborare una restituzione dell’input maggiormente efficace al fine di garantire una visione d’insieme coerente e autentica. 

Si è reso necessario distinguere la definizione di sentimenti da quella di emozioni, spesso utilizzati come sinonimi, attestando che i primi tendono ad essere più sfuggenti e maggiormente legati alla sfera del pensiero, mentre le seconde affondano le radici nel vissuto dell’individuo e ne orientano le scelte presenti e future, più strutturate e strutturanti. Nella panoramica delle emozioni è emerso che le uniche foriere di una vera distanza relazionale, che il dottor Nardelli ha considerato “pericolose”, sono quelle del disgusto e del disprezzo. 

Una delle note più significative del laboratorio è stata condivisone delle difficoltà ed insicurezze dei partecipanti, già educatori a vario titolo (scuola, comunità parrocchiale, associazioni…), nella scelta dell’approccio migliore per affrontare il tema dell’affettività e della sessualità nei diversi gruppi di ragazzi di cui sono responsabili, un territorio assai delicato e facilmente fraintendibile. 

Al termine dell’incontro, la prospettiva pedagogica è stata quella di una sorta di “sfida al desiderio” come luogo per continuare ad incontrare il giovane restando adulti credenti e soprattutto credibili. 

Giovanni Succurro, docente di Religione cattolica 

Educare… tra gradualità e inclusione

con il prof. Roberto Massaro

Il focus group “EDUCARE… tra gradualità e inclusione” ha dato voce a temi di grande attualità oggi non più procrastinabili nella formazione dei giovani: le problematiche legate al ruolo di genere a livello intra ed extra ecclesiale e le questioni riguardanti l’accoglienza delle persone transgender e omosessuali da parte della comunità cristiana. A guidare l’incontro la delicatezza e la preparazione di don Roberto Massaro, docente di teologia morale presso la Facoltà Teologica Pugliese.

Ciascuno degli argomenti è stato introdotto dalla visione dello spezzone di un film. Ciò ha permesso di addentrarsi nelle tematiche in modo originale e ha aiutato i partecipanti a porsi alcune domande (“Dio cosa vuole che io faccia davanti ad un ragazzo che sente il proprio corpo estraneo dalla sua identità?” “Come vuole che io guidi un ragazzo/a che sente di amare un ragazzo/a dello stesso sesso?” “Le donne possono ricoprire ruoli di responsabilità nella vita della Chiesa?”).

Nella seconda parte del focus, don Roberto ha sottoposto ai partecipanti alcune storie ipotetiche – secondo lo stile dei dilemmi morali proposti da Kohlberg –  con problematiche verosimilmente presenti nelle parrocchie. Divisi in piccoli gruppi abbiamo provato a condividere il punto di vista di ciascuno e a individuare una soluzione al caso morale proposto. La necessità di una maggiore collaborazione tra uomini e donne nelle parrocchie che superi la fatica di valorizzare i ruoli di genere; l’attenzione a riconoscere l’oggi dell’esperienza di vita di un giovane transgender, con un particolare impegno a mostrare accoglienza e ascolto nella relazione educativa; la capacità di aiutare una coppia di ragazzi omosessuali a valorizzare gradualmente i passaggi di crescita umana e cristiana nella loro relazione affettiva: questi alcuni degli stimoli emersi dal confronto dei gruppi.

Dopo aver condiviso quanto affiorato dall’analisi delle storie di vita, don Roberto ha risposto alle domande emerse durante la prima parte dell’incontro. È stato molto utile il suo riferimento alle Scritture: ci ha aiutati ad approcciarci al testo sacro mediante una lettura ermeneutica e inculturata.

In sintesi, nel focus è emerso quanto è determinante, per le parrocchie, affrontare temi riguardanti l’educazione sessuale e affettiva fin dai primi anni della catechesi e dei cammini di formazione. Tendere la mano e offrire una guida o un punto di riferimento nei momenti di crescita di un giovane significa far capire che la comunità cristiana è pronta a includere e a prendersi cura di tutti.

Nella tavola rotonda è stato messo in luce un aspetto molto importante nell’approccio pastorale a questi temi. La chiesa sta vivendo un tempo in cui è consentito proporre in maniera creativa nuove strade, nuovi percorsi. Non dobbiamo tirarci indietro come educatori dei giovani, anzi. Dare il nostro contributo significherebbe aiutare la chiesa a mostrare ai giovani un Dio che accoglie, è vicino e inclusivo.

Questo è possibile solo se un educatore è convinto che uno dei suoi principali compiti è quello di continuare a formarsi su questi temi, senza mai dare nulla per scontato. Sappiamo quanto sia difficile dialogare col mondo giovanile e quanto sia complicato trovarsi a gestire i passaggi della vita dei ragazzi, aiutandoli a elaborare il caos emotivo e identitario che si trovano a gestire. Tuttavia, attraverso occasioni di grande confronto e crescita, come quella offerta dal Meeting Diocesano, è possibile sentire il profumo di una Chiesa e una comunità cristiana che vive tra le persone e tra le esperienze concrete in un’ottica di gradualità, inclusione ma, soprattutto, accoglienza.

Palma Pentassuglia, membro coordinamento vicariale PG di Locorotondo

 

Educare… le parole dell’ON-LIFE

con la dott.ssa Barbara Alaimo

Il laboratorio della professoressa Barbara Alaimo pedagogista e formatrice dell’Associazione Parole O_stili, ha trattato la tematica “EDUCARE.. le parole nella on-life”. L’attività proposta è stata estremamente esperienziale, un metodo utile che ha dato la possibilità di immergersi nell’online a pieno, comprendendo la complessità di un mondo virtuale ormai parte della vita reale.

Il processo di analisi proposto e la divisione in piccoli gruppi ha aiutato a creare una maggiore consapevolezza di alcune parole utilizzate tra i giovani ma spesso sconosciute agli adulti e agli educatori (cybersex, sexting, bodyshaming, deep nude, dating, grooming, lgbtqia+, onlyfans, revenge porn, pedopornografia). Tanti i dubbi e le incertezze che però non hanno fermato o bloccato il processo formativo, anzi hanno creato empatia e una forte voglia di approfondire tematiche spesso considerate taboo.

Il virtuale viene considerato nella maggior parte dei casi come un elemento totalmente distaccato dalla realtà non considerando la sessualità come un tema da trattare in questo ambito e su cui educare. Il rischio che abbiamo considerato nel laboratorio è quello di aumentare il divario tra mondo degli adulti e adolescenti, creando un muro sempre più netto. Bisogna parlare di questi temi, non avere paura di farlo e di riconoscere, come adulti, la necessità di conoscere il mondo del web in merito alla sessualità e l’utilizzo che ne viene fatto dai giovani.

Al termine dell’attività laboratoriale è stato possibile condividere domande e progetti per il futuro.  Uno dei quesiti emersi è stato: “Dove ero fino ad oggi?”. Questa domanda che ci fa riflettere su quanto sia importante formare e parlare della sessualità tenendo conto di più aspetti e dei rischi che comporta l’online nella vita degli adolescenti. 

Nicholle Salerno, capo Scout Brindisi 1 e animatrice di comunità del Progetto Policoro di Brindisi-Ostuni.

 

Educare… annunciando nella realtà

con la prof.ssa Gaia De Vecchi

Educare… annunciando nella realtà: con questo focus si è costituito il quarto laboratorio condotto dalla gioiosa e puntuale professoressa Gaia De Vecchi. In tale laboratorio la Gaia ha voluto inquadrale il mondo giovanile, immerso relazionalmente nei tanti tessuti che lo compongono, a partire da tre accezioni particolari e, direi, complementari.


  1. La corporeità
  2. La bellezza
  3. I sensi

Partendo dalla domanda sulla valorizzazione o svalutazione della dimensione corporea del giovane, ci siamo posti davanti ad una domanda più autentica: quanto il corpo di ciascuno vive la dimensione del Mistero? Perché se è vero che spesso il corpo è volutamente valorizzato, talvolta caricato anche di ideali irraggiungibili, d’altra parte tuttavia il corpo risulta l’eterno dimenticato e di fatto mutilato, ovvero liberato da ogni possibilità di sacralità! In effetti, abbiamo condiviso che tutte le esperienze che i giovani vivono, così come tutte le persone, hanno bisogno di una dimensione corporea per dare senso e spessore allo stesso vissuto; senza invero scadere nell’equivocità di una relazionalità che sia costantemente sessuale. Tale momento si è concluso recependo il dato cristiano della corporeità: sin dalle prime pagine della Scrittura si evince un senso positivo e misterico della corporeità. Dai racconti della creazione, passando ai temi profetici dell’amore e dell’adulterio, per giungere nella rivelazione neotestamentaria ai misteri dell’Incarnazione e della Risurrezione: tutti passaggi biblici che coinvolgono l’essere corpo di ogni uomo.

Dalle radici della corporeità, la De Vecchi è passata a considerare la dimensione della bellezza, la quale determina l’agire e il vissuto dell’uomo. Dalla bellezza plastica, i cui canoni di esteticità riportano spesso all’estetismo sterile, siamo giunti a considerare la bellezza dei tanti volti trasfigurati, che, sebbene non comunichino una bellezza sempre condivisa, tuttavia ci fanno toccare con mano la dimensione misterica di ogni persona.

Infine, Gaia ci ha traghettato nell’immensità dell’alfabeto emozionale, i cui epifenomeni sono ripresi in molti tratti dall’agire di Dio nei confronti dell’umanità di sempre. A partire dai cenni scritturali fino ad arrivare ai giorni nostri, Dio si manifesta con la sensibilità dell’amore, la cui declinazione ha diversità di aspetti.

Sicuramente nel gruppo è maturato il senso di appartenenza alla sfera della corporeità che determina il nostro agire e il modo nel quale ciascuno di noi si presenta nel mondo delle relazioni; a questo, tuttavia, va aggiunto che non siamo solamente ciò che di noi si palesa attraverso la fisicità. Difatti, c’è tutta la dimensione misterica che è il senso autentico della nostra umanità e che riverbera anche attraverso il nostro essere corporeo!

Dal gruppo è emersa la consapevolezza che oggi più che mai occorre vivere quel circolo virtuoso tra mondo culturale, società civile e sfera ecclesiale per garantire una crescita autentica di ogni giovane che si affaccia nelle dinamiche della vita, perché il proprio determinarsi come persona abbia un substrato di conoscenza di sé e degli altri tale da permettere una crescita autentica e aperta alle diversità.

don Giulio Andrea Nobile, parroco, direttore dell’Ufficio Catechistico Diocesano e membro dell’Equipe diocesana di Pastorale Giovanile

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